” SCRITTO DA FABIO DE FERRARA CONOSCITORE DELL’ AERONAUTICA E DELLA STORIA DELL’AVIAZIONE”
Il contributo che Leonardo da Vinci dette alla nascita dell’aviazione fu a dir poco immenso, iniziando dall’osservazione del volo degli uccelli, passando successivamente alla descrizione dei principi basilari dell’aerodinamica e di fisica per poi proseguire con progetti di macchine atte a sfruttarli quali ad esempio il paracadute, l’elica e l’elicottero.
Leonardo iniziò i suoi studi sugli uccelli nel 1486, quando si trovava a Milano al servizio degli Sforza, ed i suoi primi progetti di macchine volanti apparvero dieci anni dopo; le idee che sviluppò erano diretta conseguenza delle sue osservazioni sui volatili ed i meccanismi descritti in centinaia di schizzi e disegni elaboravano il principio del sostentamento realizzato tramite ali battenti (ornitotteri).
Tale scelta si rivelò non esatta: Leonardo partì dall’errata convinzione che le ali degli uccelli battessero dall’avanti verso l’indietro e che la forza muscolare dell’uomo fosse in grado di sviluppare l’energia necessaria non solo a sollevare il corpo umano, ma anche quello della macchina. Solo verso la fine della sua vita comprese l’inutilità pratica dei suoi sforzi ed intuì la giusta soluzione: l’ala fissa ed il volo planato; ma era troppo tardi, l’aliante sarebbe nato solo tre secoli più tardi.
Francesco de Lana (1631-1687), un gesuita bresciano, in un libro datato 1670 descrisse un suo progetto di aeronave: una navicella agganciata a quattro sfere di rame all’interno delle quali era stato fatto il vuoto: la velocità di salita poteva essere controllata tramite zavorra composta da sacchetti di sabbia, la discesa mediante la graduale introduzione di aria nelle sfere.
Nel 1678 a Sablé, in Francia, il fabbricante di serrature Besnier tentò di volare con due coppie di ali assicurate a due bastoni, mosse alternativamente dalle braccia e dalle gambe.
Nel 1709 a Lisbona il gesuita brasiliano Laurenço de Gusmao (1686-1724) provò, senza successo, a far volare la sua “Passarola”, una specie di aliante a forma di uccello.
A Parigi il Marchese di Bacqueville si gettò dal tetto di un albergo sulla Senna con quattro ali assicurate alle braccia ed alle gambe: era il 1742 ed i tentativi degli uomini volanti (quasi sempre mortali) si protrassero ancora per decenni.
La prima metà del XIX Secolo segnò tuttavia l’inizio di una nuova fase nella storia del “più pesante dell’aria”: fu l’inglese Sir George Cayley (1773-1857), che dopo aver definito i principi base del volo meccanico indicò le soluzioni per ottenere la stabilità di un velivolo ed il suo controllo, condusse esperimeti di ricerca aerodinamica e si avvalse per la prima volta di modelli in scala ridotta per gli studi sul volo: Le sue teorie vennero successivamente da lui applicate in quello che si può definire il primo “vero” aereo della storia: un modello di veleggiatore costruito nel 1804 che intorno alla metà del Secolo dette origine ad alianti triplani a grandezza naturale, il secondo dei quali nel 1853 fu lanciato in una valle con a bordo il terrorizzato cocchiere di Sir George (primo uomo nella storia a volare con successo a bordo di un mezzo meccanico).
L’influsso di Cayley fu quasi immediato ed ebbe un grande seguito, cito fra tutti lo “Aerial Steam Carriage” progettato dall’inglese William Samuel Henson (1812-1888) che secondo i piani del progettista avrebbe dovuto avere un’apertura alare di circa 45 metri, utilizzando quale propulsore un motore a vapore della potenza di 25/30 HP alloggiato in fusoliera ed azionante una coppia di eliche spingenti: il tutto però rimase solo sulla carta.
Dalla seconda metà del secolo l’iniziativa in campo aeronautico passò quasi totalmente alla Francia: tra il 1853 ed il 1854 Louis Charles Letur sperimentò a più riprese un aliante/paracadute; il Capitano della Marina Jean-Marie Le Bris collaudò con successo tra il 1856 ed il 1868 un velivolo senza motore le cui linee erano ispirate a quelle dell’albatro – uccello che egli aveva lungamente studiato durante i suoi ripetuti viaggi in mare.
Gli anni ’60 del 19° Secolo segnarono un ritorno dell’ornitottero ed un curioso interesse per un altro tipo di macchina volante: l’elicottero.
Nel 1866 a Londra venne fondata l'”Aeronautical Society of Great Britain”, che aveva lo scopo di riunire tutti gli studiosi interessati ai problemi legati al volo meccanico: iniziò la pubblicazione di riviste tecniche, e ciò contribuì a diffondere le ricerche, le teorie ed i risultati che di volta in volta venivano discussi e dibattuti.
Gli anni ’70 ed ’80 apportarono un ulteriore contributo di idee e progetti nel giovane mondo dell’aviazione: nel giugno del 1875 volò in Inghilterra un modello con motore a vapore realizzato da Thomas Moy, denominato Aerial Steamer.
Una delle personalità di maggiore rilievo in quel periodo fu il francese Alphonse Pénaud (1850-1880), che sviluppò teorie sui profili aerodinamici applicandole con successo a modelli di aeroplani, ornitotteri ed elicotteri: il suo velivolo più noto fu il “Planforo” del 1871, un monoplano con apertura alare di 45 cm. propulso da un’elica bipala in coda azionata da una banda elastica.
Nel 1877 l’Italiano Enrico Forlanini realizzò un modello di elicottero a vapore che si sollevò da terra di quasi 13 metri rimanendo stabile in aria per 20 secondi.
Il primato del primo uomo che riuscì a sollevarsi da terra spettò comunque al “più leggero dell’aria”, esattamente 120 anni prima del volo meccanico dei fratelli Wright. La data: 21 Novembre 1783, il luogo: Parigi, gli uomini: Jean François Pilatre de Rozier (1756-1785) ed il Marchese François d’Arlandes, entrambi a bordo di un pallone ad aria calda dotato di una gondola in grado di sostenere il peso di due persone. Il volo durò 25 minuti e la distanza percorsa fu di circa tre chilometri.
Tale tentativo era stato reso possibile grazie alla geniale intuizione dei due fratelli francesi Joseph Michel e Jacques Etienne Mongolfier, proprietari di una cartiera nei pressi di Lione: osservando la forza ascensionale del fumo e notando che sacchetti di carta messi sopra ad un focolare tendevano a sollevarsi, ritennero che se fossero riusciti a rinchiudere quello che ritenevano un gas dentro ad un involucro abbastanza grande e molto leggero questo sarebbe stato in grado di innalzarsi nel cielo.
Nove giorni dopo Jacques Alexandre César Charles, uno studioso membro della Accademia Francese delle Scienze, sperimentò un nuovo tipo di pallone in cui l’aria calda era stata sostituita dall’idrogeno, la cosiddetta “aria infiammabile” scoperta dallo scienziato inglese Henry Cavendish 17 anni prima.
Questa nuova era del volo in mongolfiera si diffuse ben presto in quasi tutto il mondo. Si registrarono le prime grandi imprese ed i primi records: il 7 Gennaio 1785 il francese Jean-Pierre Blanchard e l’americano John Jeffries portarono a compimento il primo attraversamento del Canale della Manica; lo stesso Blanchard il 9 Gennaio 1793 compì la prima ascensione negli Stati Uniti; tra il 2 ed il 3 Settembre 1849 il francese François Arban fu il primo aeronauta ad attraversare le Alpi; il 2 Luglio 1859 l’americano John Wise volò da S.Louis a New York percorrendo 1.301 Km. in 19 ore e 50 minuti.
Sette anni prima si era comunque già aperta una nuova fase nell’evoluzione del “più leggero dell’aria”: grazie agli studi dell’ingegnere francese Henri Giffard (1825/1882) il pallone aerostatico era divenuto un mezzo munito di potenza propria in grado di essere controllato sia sul piano orizzontale che su quello verticale – era nato il dirigibile.
Il primo volo in assoluto di questo nuovo mezzo volante ebbe luogo il 24 Settembre 1852: l’impresa fu compiuta dallo stesso Giffard con un aerostato munito di un motore a vapore della potenza di 3 HP collegato ad un’elica spingente e dotato di un rudimentale timone verticale; decollando dall’ippodromo parigino di Trappes percorse una distanza di 27 Km. alla velocità media di 9 Km/h.
Il dirigibile ebbe da subito una rapidissima evoluzione che non si fermò dopo la nascita dell’aeroplano, ma proseguì parallelamente ad esso sino al 1937 con tecniche di costruzione sempre più evolute.
Figura di primo piano in questo campo fu il Conte tedesco Ferdinand von Zeppelin (1838/1917) che rivoluzionò letteralmente il mondo del “più leggero dell’aria”: dalla sua prima realizzazione (lo LZ1 del 1899) si passò ai veri e propri giganti impiegati nella Prima Guerra Mondiale per proseguire successivamente negli anni ’20 e ’30 del XX Secolo con esemplari ancora più grandi e perfezionati.
L’ultimo decennio del XIX Secolo fornì il contributo finale per la definitiva conquista del volo. Il risultato che favorì maggiormante il successo dei fratelli Wright fu la soluzione dei problemi inerenti al volo planato, cui contribuirono in maniera definitiva gli studi ed i tentativi dell’ingegnere tedesco Otto Lilienthal (1848/1896): dal 1891 al 1896 costruì una serie di alianti monoplani, biplani e triplani ai quali applicò e sperimentò i risultati dei suoi studi.
Tra gli ultimi tentativi di volo a motore ebbero un posto di rilievo quelli dell’ingegnere francese Clément Ader (1841/1925) e dei suoi due aeroplani, lo “Eole” del 1890 e l'”Avion III” del 1897. Il primo era una macchina dalle forme simili a quelle di un pipistrello con un’apertura alare di 15 metri: provato il 9 Ottobre 1890 riuscì a sollevarsi da terra di qualche centimetro anche se in modo incontrollato; il modello successivo riprendeva la formula precedente ma con due motori a vapore anzichè uno collegati ad altrettante eliche traenti: entrambi i tentativi per farlo volare, datati rispettivamente 12 e 14 Ottobre 1897 ebbero però esito negativo ed il tutto venne abbandonato.
L’ultimo esperimento di volo meccanico fu compiuto sei anni più tardi, esattamente nove giorni prima del successo di Wilbur ed Orville Wright: il velivolo era un monoplano ad ali in tandem potenziato da un motore a benzina della potenza di 55 HP costruito dal matematico e Segretario dello Smithsonian Institute americano Samuel Langley (1834/1906).
Nelle intenzioni del progettista il decollo sarebbe dovuto avvenire da un pontone galleggiante su un fiume munito di una specie di catapulta per aumentare la spinta del motore.
Le prove ebbero luogo tra il 7 Ottobre e l’8 Dicembre 1903 sul fiume Potomac, ma in entrambi i casi il velivolo (bettezzato “Aerodrome”) precipitò nell’acqua fortunatamente senza conseguenze per il pilota, Charles Manly: Langley, deluso ed amareggiato dai violenti attacchi della stampa e del Congresso che aveva finanziato l’intero suo progetto, abbandonò ogni cosa e morì di infarto il 27 Febbraio 1906.